Adolescenza

Adolescenza e conflitti con i genitori

Nella mente delle persone, adolescenza e conflitti con i genitori sono concetti che vanno di pari passo. Penso a Giada, mamma di una ragazza di 14 anni, con la quale fatica a recuperare il rapporto sereno di un tempo. Ma penso anche a Cathy e Rino, che con il loro figlio adolescente entrano spesso in conflitto e non sanno come uscirne.
Mi viene poi in mente anche Jonathan, il figlio sedicenne di una coppia la quale, tempo fa, mi aveva chiesto aiuto perché non riusciva più ad avere un dialogo con lui. Il ragazzo andava e veniva da casa a tutte le ore, non parlava se non a monosillabi, e quando gli si faceva qualche domanda di troppo ci si trovava subito di fronte a reazioni molto forti.
In effetti, è fisiologico che in quella particolare fase dello sviluppo che è l’adolescenza ci siano delle divergenze; esistono però delle strategie per affrontarle e viverle in modo positivo; ora te lo spiegherò, ma andiamo per gradi.

  1. Perché in adolescenza i conflitti con i genitori sono frequenti?
  2. Il ruolo educativo in adolescenza
  3. Tre strategie per gestire i conflitti con figli in adolescenza

1. Perché in adolescenza i conflitti con i genitori sono frequenti?

Come ho già avuto modo di spiegare, adolescenza e problemi tendono ad andare spesso a braccetto; questo però non deve spaventare, perché è indice di un fenomeno importante e non sempre implica una adolescenza difficile. Cerchiamo di comprenderlo.

Dal punto di vista evolutivo, un adolescente sta oramai divenendo un adulto; dispone degli stessi “strumenti”, per così dire, utili a ragionare e comportarsi come un adulto. Pertanto, lui si sente anche un quasi-adulto. Il problema è che agli occhi del genitore questa trasformazione non è sempre chiara e tende a considerarlo ancora un bambino.

C’è da dire che un adulto e un adolescente hanno comunque delle importanti differenze, quindi è naturale per un genitore svolgere quel ruolo di guida che ha esercitato fino a poco tempo prima. È necessario, però, che cambi il modo nel quale quella guida viene esercitata.

2. Il ruolo educativo in adolescenza

Come dico sempre, con i figli si parla sempre. Parlare non significa riempire il tempo con le parole, significa semplicemente che si spiega, si ascolta, ci si abitua a contrattare; e lo si fa fin da quando il bambino è piccolo, perché così ci si abitua entrambi a dialogare in modo costruttivo. Anche quando ci sono delle tensioni, come è naturale che sia.

Con un adolescente non si può più essere direttivi, come si faceva quando era più piccolo; perché non serve a nulla.

Prova a immaginare come ti senti tu quando uno ti dice quello che devi fare; non ti fa sempre piacere vero? Naturalmente sai che da alcune persone hai molto da imparare e, quindi, tendi a seguire più che a condurre la relazione; mentre con altre persone non hai alcuna intenzione di farti dire cosa fare.

Beh, tuo figlio adolescente la vede nello stesso modo, e non è detto che in quel momento tu sia la persona più indicata a dargli indicazioni su cosa fare. Per questa ragione, il lavoro più importante da fare in questa fase consiste nell’ascoltare l’altro, in modo da capire quando e come sia il caso per un genitore di parlare.

Se ci sia abitua da sempre a seguire i ritmi e le esigenze del proprio figlio, diventa naturale farlo anche in adolescenza. In caso contrario, si farà un po’ più di fatica, ma ci sono dei modi per orientare le proprie azioni nella direzione giusta.

3. Tre strategie per gestire i conflitti con figli in adolescenza

Ora arrivo al dunque e ti spiego in poche parole come essere più efficace nel gestire le relazioni con tuo figlio adolescente, riducendo i momenti di conflitto. Ti avviso solo di non prendere queste indicazioni come la ricetta per non avere più alcun conflitto sin da subito; considerale come gli ingredienti per costruire con pazienza nelle prossime settimane un rapporto più disteso ed appropriato tra te e tuo/a figlio/a.

a) prima di parlare, poniti un obiettivo: a nessuno piace ricevere un sermone; se decidi di affrontare una questione con tuo figlio, preparati prima, in modo da non essere troppo dispersivo o paternalistico.

Alle volte va anche peggio, perché ci si lascia prendere la mano e vengono fuori tante cose, delle quali poi ci si pente: emozioni negative, parole confuse, astio, ecc. Talvolta può certamente essere utile anche vuotare il sacco e togliersi qualche peso dallo stomaco, ma è molto meglio se lo fa l’adolescente anziché l’adulto; devi sempre pensare che è lui a dover trovare in noi l’aiuto per crescere, prima di tutto.

Per questa ragione, prima di affrontare una questione spinosa, è importante darsi un orizzonte: far esprimere un disagio; dimostrare di aver capito che c’è un problema; manifestare la propria vicinanza; essere disponibile a ragionare assieme, se richiesto; ecc.

Tutto ciò va fatto con delicatezza. Se tuo figlio ha deciso di non condividere qualcosa con te, non lo farà; se invece si aspetta di poter contare su di te, sarà spinto a cercarti con maggiore interesse.

b) mentre parli, osserva: sedere attorno ad un tavolo con tuo figlio a discutere, anche animatamente se succede, è comunque già un evento molto importante. Ti consente, infatti, di rilevare molti aspetti: l’umore, i dubbi, le paure, le esigenze, le ambizioni, le situazioni che affronta, ecc.

Tutto questo forse può non esserti utile al momento per risolvere il problema che avete; ma di sicuro è la base sulla quale puoi costruire un rapporto migliore. Molte volte, invece, capita che l’adulto sia centrato su di sé, su ciò che vuole dire e su quello che vuole “portarsi a casa” da una contrattazione; a causa di questo, è facile trascurare le informazioni che si possono ottenere in quel momento, semplicemente osservando.

c) quando ascolti, ricorda il tuo obiettivo: mentre ascolti tuo figlio, tieni sempre a mente il senso dell’incontro; in questo modo riuscirai a trasmettere all’altro l’idea di essere solido nei tuoi intenti, anziché in balia della discussione.

Pierluigi

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