All’età di 6 anni, il bambino inizia la scuola primaria. Si tratta di una fase piuttosto delicata per lui perché deve passare da un contesto di grande libertà, come quello che caratterizza la scuola dell’infanzia, ad uno molto più strutturato. È un cambiamento imponente, che può generare una forte apprensione nel bambino; perciò va accompagnato ad affrontarla in modo adeguato.
A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: è la situazione che si crea quando si impone al bambino di fornire il massimo impegno ma non si presta attenzione alle difficoltà che può incontrare.
In molti casi, può darsi che questo approccio dia buoni risultati e che il bambino sia sufficientemente abile e sereno da raggiungere gli obiettivi sperati.
Tuttavia, per alcuni bambini può rappresentare una sfida troppo complessa; ad esempio, perché hanno delle difficoltà di apprendimento, o perché sono ancora un po’ immaturi per reggere quei ritmi (è un caso frequente per molti anticipatari), o anche a causa di qualche disturbo.
Lo sconforto per non riuscire a raggiungere adeguatamente i risultati richiesti, insieme all’impossibilità di riconoscere le proprie difficoltà ai propri genitori, possono rendere il bambino molto insicuro.
B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: se il bambino viene lasciato a se stesso, senza che ci si curi del suo impegno nei compiti, non è detto che riesca a farvi fronte in modo sufficientemente adeguato. Anche un bambino capace, se privo di stimoli adeguati, rischia di arenarsi.
C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: se ci si preoccupa semplicemente che vada a scuola e che abbia dei buoni voti, è probabile che non si fornisca al bambino un’ampia varietà di stimoli. Anche se raggiunge gli obiettivi minimi grazie alle proprie capacità, è possibile che non si senta motivato ad esprimere queste e altre capacità al meglio delle proprie potenzialità.
Facciamo ora un passo ulteriore e chiediamoci come fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità. Una soluzione piuttosto efficace che ti suggerisco di adottare è di accompagnare la sua attività di studio con una certa partecipazione, in modo da avere sempre chiaro cosa stia realmente capendo e quali difficoltà possa eventualmente incontrare.
Ma soprattutto, questa modalità ti permette di capire come rendere tuo figlio più sensibile all’utilizzo degli argomenti che studia nelle cose della vita. L’apprendimento, infatti, è una delle leve più importanti per consentire la realizzazione personale di tuo figlio.
Infine, mantenendo una certa attenzione al modo in cui il tuo bambino si avvicina ai compiti, allo studio o alla lettura, si creano delle situazioni di dialogo molto naturali tra di voi, che possono rendere la comunicazione tra genitore e figlio molto più efficace di qualunque insegnamento frontale.