bambini che fanno i capricci

Bambini che fanno i capricci: è sempre così?

Bambini che fanno i capricci sono spesso la regola in molte famiglie. Infatti, molti neo-genitori si chiedono se con i bambini ci debbano sempre essere i capricci di mezzo. La risposta è presto data: i bambini che fanno i capricci, almeno in qualche fase della crescita, sono la normalità e possono assumere forme di ogni sorta.
Tuttavia, il trinomio “bambini – educazione – capricci” non deve sviare la tua mente dal pensiero più importante: comprendere il bambino e i suoi bisogni; perché questa è la chiave per risolvere le situazioni più frustranti che puoi incontrare nella tua esperienza educativa di genitore.
Ora ti spiego in poche semplici parole come poter intervenire.

  1. I capricci più frequenti dei bambini
  2. Perché i bambini fanno i capricci
  3. Come intervenire di fronte ai bambini che fanno i capricci

1. I capricci più frequenti dei bambini

Di fronte ai bambini che fanno i capricci, le situazioni che si creano con maggiore frequenza nella vita di un genitore ci possono essere quelle che ti indico di seguito, a cui poi aggiungerò alcune interessanti riflessioni:

  • spieghi delle cose e lui non ti ascolta;
  • spieghi delle cose e lui si mette a piangere e battere i piedi per terra;
  • chiedi di sistemare i suoi giochi ma lui non lo vuole fare;
  • pretende di mangiare la merenda prima di cena ma tu gliela neghi e si arrabbia;
  • piange perché non gli va di fare il bagnetto;
  • lascia tutto nel piatto, nonostante le tue insistenze;
  • si mette a piangere senza un motivo apparente;
  • ecc.

2. Perché i bambini fanno i capricci

Per le ragioni che ho spiegato altre volte, un bambino ha bisogno di testare se stesso mentre cresce e anche l’ambiente che lo circonda; lo fa per il bisogno di capire quanto sia forte lui e quanto solido sia l’ambiente che lo accoglie. Per ambiente intendo ovviamente anche le persone che lo popolano, in particolare i genitori. Spesso, infatti, il bambino fa i capricci proprio per esprimere questo bisogno.
Tuttavia, se ti relazioni in modo adeguato al bambino che fa i capricci, la loro intensità e la loro comparsa sono decisamente più basse di quanto avverrebbe con un bambino accudito in modo sbrigativo; poiché lo abitui a fidarsi di te e non inneschi quel circolo vizioso che lo indurrebbe a metterti costantemente alla prova.

Detto questo, ciò su cui devi focalizzare la tua attenzione non possono essere solo i capricci o il timore che questi si manifestino. Come genitore, infatti, devi vivere serenamente il rapporto con tuo figlio, perché con l’ansia di affrontare alcune situazioni di attrito alimenti dentro di te solo un senso di profondo disagio.
Crescere un bambino comporta l’onere di accompagnare le tappe del suo sviluppo, le sue conquiste, le sue paure, le sue ambizioni, i suoi fallimenti e tutto il resto. Quindi è nella logica delle cose che la genitorialità porti con sé anche alcuni inciampi o un rallentamento nelle attività che svolgi, rispetto a come faresti se fossi da solo; questo va messo in conto la volta che si diventa una mamma o un papà.

Queste cose però non vanno drammatizzate, anche perché non durano per sempre: il bambino si farà presto ragazzo e poi uomo, lasciando a te sempre più tempo libero. Vediamo come è possibile intervenire.

3. Come intervenire di fronte ai bambini che fanno capricci

Se tendi abitualmente a sentirti sotto pressione quando esci con il tuo bambino, perché temi di non governare alcune situazioni come vorresti, ti do un suggerimento su alcune semplicissime strategie che puoi adottare per vivere più serenamente i capricci di tuo figlio:

a) per prima cosa, stai largo sui tempi: molti genitori pianificano le attività quotidiane a filo, come se fossero da soli, ma questo è un errore piuttosto banale che non consente alcun margine di manovra a te genitore. Ti faccio un esempio. Se porti il bambino al parco alle 3 e puoi fermarti fino alle 4, non puoi dire improvvisamente al bambino alle 4 di andare via; devi richiamarlo un po’ prima, per dargli il tempo di concludere con i suoi tempi l’attività piacevole che lo sta assorbendo. Lo stesso vale se uscite a fare una passeggiata in centro: non si può pretendere che un bambino scatti come una molla appena viene richiamato; se si sta divertendo è molto euforico e bisogna dargli un po’ di tempo per realizzare che deve essere conclusa.

b) in secondo luogo, anticipa i tempi al bambino: lui non sa leggere l’orologio, ma il fatto di comprendere che dopo un certo evento dovrà prepararsi per ritornare a casa lo aiuta a reggere meglio la frustrazione di dover concludere un’attività stimolante.

Alla prossima!

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