bambino di 5 anni

Come educare un bambino di 5 anni al meglio

Il tuo bambino di 5 anni tende ad essere tanto disordinato; lascia sempre tutte le sue cose in giro e tu non sai mai come comportarti con lui. Hai tanti dubbi su come educarlo, tanto che ti senti spesso in crisi, sia per le domande che ti rivolge, sia per i suoi comportamenti.

A 5 anni di età, un bambino è certamente capace di sistemare le proprie cose, come i giocattoli, i vestiti o gli oggetti che utilizza; sa bene in quale sede riporli e come collocarli. Sa anche provvedere abbastanza bene alla propria igiene personale.

Ciò nonostante, molte volte si scatena ed è più difficile da gestire; inoltre, bisogna sempre insistere con lui affinché sistemi le sue cose. Al punto che né tu né il/la tuo/a partner riuscite a spiegargli come comportarsi o ciò che vi aspettate da lui, ma tende a fare spesso a modo suo e questo vi irrita.

Pertanto, le domande che ti poni sono sempre le stesse: come posso insegnare al mio bambino a sistemare i suoi vestiti o i suoi giochi correttamente? È giusto che insista su questo o devo essere più permissivo? Anche se trovo le sue cose dappertutto? Se si rifiuta e fa i capricci come mi devo comportare?…

Leggendo libri o articoli non hai trovato delle indicazioni utili su come comportarti, a parte qualche suggerimento assai generico. Tutti i genitori si chiedono come educare bambini di 5 anni quando arriva questa fase; perciò, se anche tu ti trovi in questa situazione, ti può essere molto utile leggere quello che ho scritto per te qui sotto.

Ora ti darò alcune indicazioni interessanti per permetterti di capire come rispondere alle domande che ti stai ponendo ora. Non ti dirò esattamente cosa fare, perché lo capirai da solo volta per volta. Mi limiterò a fornirti un’efficace strategia per imparare a relazionarti con il tuo bambino con una maggiore sicurezza in te stesso/a ed evitare alcuni errori molto frequenti tra i genitori. 

  1. Bambino di 5 anni: che cosa significa educare
  2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore
  3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno
  4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

1. Bambino di 5 anni: che cosa significa educare

Per prima cosa, se non l’hai già fatto, ti suggerisco di guardare la mia breve Guida “Come educare un bambino”. È un primo passo utile a capire un aspetto fondamentale per un genitore, cioè il senso che intende dare all’educazione. È la prima cosa sulla quale invito a riflettere tutti i genitori e anche le coppie in attesa.

Se ti è sufficientemente chiaro come interpretare l’educazione di tuo figlio e anche tu ritieni utile pensarla come un aiuto allo sviluppo dei suoi talenti, ora puoi comprendere le ragioni delle strategie educative che ti suggerisco in questo articolo e soprattutto come applicarle con il tuo bambino di 5 anni per favorire nel miglior modo possibile la sua realizzazione personale. Ciò che ti propongo si ispira a questi principi:

– avere un punto di partenza: il tuo bambino, oggi;
– avere uno scopo: fare emergere i talenti di tuo figlio;
– saper applicare delle competenze pedagogiche di base, ovvero: esercitare una funzione educativa (o di “guida”); applicare correttamente le 3 fasi dell’educazione; dare al bambino gli stimoli corretti al suo sviluppo.

2. Il punto di partenza e di arrivo del tuo ruolo di genitore

Come ho già spiegato in modo dettagliato in un altro articolo, il punto di partenza e il punto di arrivo per un genitore nell’educazione dei figli è rappresentato sempre e solo dal bambino stesso. La differenza tra i due punti riguarda, quindi, il bambino, che giorno dopo giorno è diverso da ciò che era prima.

Quando lo affianchi nel corso della trasformazione costante che si identifica nella crescita, assumi nei suoi confronti una funzione educativa di “guida”. Questo tipo di funzione, però, non è assimilabile ad un ruolo direttivo, in cui dire sistematicamente al bambino ciò che deve o non deve fare.

Una funzione educativa è più simile ad un’attività di scuola guida, in cui si insegna semplicemente a guidare un mezzo ma senza indicare la direzione da prendere.
È opportuno, quindi, che il modo di agire nei confronti di tuo figlio segua le 3 fasi dell’educazione: prima fai «per lui»; poi fai «con lui»; infine, quando è più sicuro, sei semplicemente presente mentre «lui fa».

Al fine di svolgere in modo adeguato questo ruolo di guida, lo scopo che puoi prefiggerti è di fare emergere tutte le potenzialità del bambino, aiutandolo a svilupparle nel miglior modo possibile. Ora che hai un’idea più precisa degli elementi in gioco, ti farò vedere come utilizzare delle strategie adeguate a questo scopo con il tuo bambino di 5 anni.

3. Come dare al bambino gli stimoli di cui ha bisogno

Una strategia efficace per dare al bambino degli stimoli adeguati alla sua crescita è quella che prevede di muoversi attorno alla «zona di sviluppo prossimale» del bambino. Utilizzo un esempio molto intuitivo per aiutarti a comprendere bene questo principio elementare.

Abitualmente, di fronte ad un compito troppo difficile il bambino tende a sconfortarsi perché si vede inadatto a portarlo a compimento; se invece ne affronta uno troppo semplice si annoia, perché potrebbe fare molto di più; quando poi il compito è esattamente al suo livello di competenza, acquisisce sicurezza nelle proprie capacità ma non si abitua ad usarne di nuove.

La soluzione ottimale per favorire lo sviluppo del bambino è metterlo in una situazione leggermente più difficile rispetto a ciò che lui è in grado di fare (zona di sviluppo prossimale); ora ti spiego come metterla in pratica nella tua vita di tutti i giorni.
All’inizio dell’articolo, ho citato alcuni dei dubbi più frequenti in un genitore di un bambino di 5 anni, tra i quali c’era anche il problema di riuscire ad abituare il bambino a sistemare le proprie cose.

Ora intendo darti alcune competenze che possono esserti utili a personalizzare in modo più efficace il tipo di atteggiamento educativo che puoi tenere nei confronti del tuo bambino, in situazioni analoghe.

4. Come educare i bambini attraverso la zona di sviluppo prossimale

Si tratta di una situazione tipica e io la utilizzo solo a titolo di esempio, in modo da trasmetterti una strategia che ti può essere utile in ogni frangente. Vediamo, quindi, come riuscire ad accompagnare la crescita del bambino nel prendersi cura delle proprie cose, attraverso la zona di sviluppo prossimale:

A) il compito è molto al di sopra delle sue capacità: se si pretende che il bambino si vesta e si svesta perfettamente, piegando i propri abiti e ricollocandoli nell’armadio come se fosse un adulto, è probabile che lui impari a farlo; anche se non è affatto scontato, visto che potrebbe vivere male l’imposizione. Ad ogni modo, se non riesce a svolgere il compito secondo gli standard che gli vengono richiesti, come è probabile, è possibile che si senta inadeguato.

B) il compito è molto al di sotto delle sue capacità: lasciando che il bambino getti i suoi vestiti in giro per la stanza, nonostante sia in grado di sistemarli con maggiore cura, lo si priva dell’opportunità di imparare a gestire le proprie cose.
Potrebbe benissimo riflettere sempre su come e dove collocare i propri vestiti, ma non gli è richiesto di usare questa capacità.

C) il compito è esattamente al livello delle sue capacità: è ciò che accade quando si chiede al bambino semplicemente di appoggiare le sue cose su qualche scaffale. Lo farà bene, ma non imparerà nulla di più, pur possedendo delle abilità più sviluppate.

Vediamo ora come poter fare un passo ulteriore e chiediamoci come potremmo fornirgli degli stimoli «leggermente» superiori alle sue capacità. Un’efficace soluzione è di richiedergli di sistemare in modo più accurato le proprie cose; per esempio le può piegare insieme a noi quando gliele sistemiamo.

Oltre ad essere un esercizio utilissimo per il controllo della motricità fine, questa consuetudine abitua il bambino ad avere sempre in mente il fatto che le cose che usa vanno sistemate in un certo modo. Inoltre, facendolo insieme alla sua mamma o al suo papà si creano delle situazioni di dialogo molto naturali, che rendono la comunicazione tra genitore e figlio molto più efficace di qualunque insegnamento frontale.

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