daniela lucangeli

Le memorie della nostra esperienza scolastica

Ieri sera ho avuto modo di partecipare ad una delle serate organizzate dal Comune di Caorle nell’ambito del Festival CaorlEducAzione, un meeting di alcuni giorni in cui intellettuali e artisti si interrogano su temi utili allo sviluppo di una comunità educante.

La relatrice della serata è stata la prof.ssa Daniela Lucangeli, docente di psicologia dello sviluppo all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento, nonché presidente di Mind 4 Children, spin-off dell’Università di Padova che forma una comunità di scienziati, ricercatori, specialisti, insegnanti, educatori al Servizio del Potenziale Umano.

La professoressa ha intrattenuto una vasta platea di genitori, insegnanti, operatori e amministratori locali sul tema: “La scuola che vorrei”. Tra i tanti spunti di riflessione che Lucangeli ha offerto al pubblico, utili a chiunque per trovare la leva più adatta a motivare il bambino ad imparare, c’è una sua considerazione di grosso rilievo che mi preme evidenziare.

La docente ha espresso un concetto molto profondo che riguarda la scuola; e lo ha fatto con parole semplici, alla portata di tutti, ma al tempo stesso chiare ed esaustive. Lucangeli ha analizzato l’esperienza scolastica dei ragazzi di oggi, confrontandola con l’esperienza passata degli adulti in sala, e mettendo in evidenza un’analogia; l’esperienza scolastica di tutti noi si è basata e continua a basarsi sullo stesso tipo di logica:

io docente ti insegno un concetto, tu studente lo apprendi, io docente ti valuto.

A scuola, chi esprime bene un concetto spiegato dal docente viene valutato bene, chi non lo fa viene invece valutato in modo negativo; e quella valutazione lascia poco spazio alle altre possibili capacità e competenze dello studente. Questo imprime inevitabilmente un’impronta negativa nella memoria dello studente che, di conseguenza, si sente sempre meno capace e quindi meno motivato ad impegnarsi nello studio.

In effetti, questa competenza, quella prettamente rivolta all’efficacia negli apprendimenti formali, è solo una delle componenti su cui il percorso educativo e didattico della scuola dovrebbe focalizzarsi.

Apprendere, socializzare, empatizzare, comunicare, assumere un’iniziativa, ideare e realizzare un qualunque progetto in autonomia sono le altre competenza che le Indicazioni nazionali e l’Unione Europea richiedono di valorizzare; ciò nonostante, l’apprendimento è quasi sempre l’aspetto prioritario. Lucangeli propone provocatoriamente di rappresentare questo processo con parole diverse, ovvero:

io docente ti insegno un concetto, tu studente lo apprendi, io docente ti svaluto.

Infatti, l’esito di un processo di questo tipo è che lo studente si sente svalutato, percepisce di non essere capace; quindi quel ricordo lo spaventerà e, come conseguenza, lo indurrà a fuggire dall’esperienza scolastica, piuttosto che ricercarla.

Per Lucangeli, il piacere e la motivazione ad apprendere vanno invece rinforzati, suscitandoli attraverso modalità capaci di promuovere e richiamare nello studente memorie positive; così da alimentare prima di tutto un’immagine positiva di sé, che è la condizione indispensabile e prioritaria per creare le basi della motivazione ad apprendere.

Concordo pienamente sul fatto che un processo didattico, al pari di un processo educativo, debba partire sempre dalla motivazione, al fine di promuovere efficacemente lo sviluppo di tutte le competenze del bambino.

Complimenti alla prof.ssa Lucangeli per il livello umano, oltreché tecnico, dell’intervento.

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