disprassia

Cos’è la disprassia e come intervenire

Il figlio di Anna e Piero è un bambino di dieci anni, è in quinta classe e il suo rendimento a scuola è molto altalenante. Si vede che è un ragazzino con molte risorse, ma i suoi genitori lo ritengono un pasticcione; è tanto disordinato, parla, pensa e si muove sempre in modo avventato.

Inizia una cosa, poi la interrompe, poi la riprende insieme ad altre. Questo avviene sia negli impegni scolastici che in tutte le sue attività. È anche molto scoordinato, tende ad inciampare di continuo e a essere molto precipitoso.

Il risultato è che molte volte non riesce a raggiungere dei traguardi che potrebbero essere ampiamente alla sua portata; sia perché si perde tra una cosa e l’altra, sia perché è lui stesso a demoralizzarsi nel non riuscire ad ottenere ciò che vuole.

Spesso in classe questa situazione lo espone a valutazioni molto basse e ciò contribuisce ad alimentare nel bambino e nei suoi genitori un’immagine molto negativa delle sue opportunità di realizzazione.

Quando mamma e papà capiscono che questa situazione non dipende da una scarsa intelligenza o da un disturbo dell’apprendimento, poiché potrebbe riguardare invece la disprassia o anche solo una difficoltà nei coordinamenti, cominciano ad avere un’idea più chiara sul problema del bambino e su come poter agire per favorire la sua educazione. Ora approfondiremo la questione.

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1. Cos'è la disprassia

La disprassia rappresenta un disturbo dello sviluppo caratterizzato da un problema nella coordinazione motoria; in altre parole, si tratta della difficoltà di rendere automatici i movimenti più semplici della quotidianità.

Come ti renderai facilmente conto, il fatto di non riuscire a muoversi nello spazio e nel tempo in modo rapido, grazie a dei buoni automatismi, rende molto difficile ad una persona raggiungere dei buoni livelli di competenza in aree delicate della vita.

Ad esempio, leggere, scrivere fare di conto sono competenze articolate, che in alcune persone possono risultare molto complesse non a causa di una scarsa intelligenza, ma per una difficoltà nel coordinare tutti i piccoli movimenti implicati in quella funzione.

Naturalmente, questa mancanza di coordinazione può avvenire a diversi livelli e, soprattutto, si può manifestare in modo diverso nelle diverse sfere della vita di una persona.

Una di queste, ad esempio, è rappresentata dai disturbi di apprendimento; infatti, secondo uno dei massimi esperti in questo settore, Piero Crispiani, disprassia e dsa sono fortemente legati. Il Prof. Crispiani definisce la dislessia come una disprassia sequenziale, spiegando come la base disprassica renda il bambino meno abile nell’esercitare la letto-scrittura.

Cerchiamo ora di capire meglio questo fenomeno.

2. Come si esprime la disprassia

La disprassia è una forma di disordine funzionale, cioè un problema legato alla esecuzione inadeguata di alcune funzioni. In sostanza, la persona manifesta una caratteristica goffaggine, dovuta a ciò che Piero Crispiani identifica come uno «smarrimento cognitivo sequenziale», ovvero un vero e proprio smarrimento da parte della persona nell’esecuzione di sequenze di movimenti.

Gli indicatori più evidenti di questo problema consistono nel perdersi nelle sequenze (della comunicazione, della motricità, ecc.). Naturalmente, una persona può manifestare questi aspetti in modo più o meno marcato, e soprattutto in alcune aree più che in altre.

In un bambino, ad esempio, questa difficoltà si può esprimere in alcune competenze che coinvolgono la successione in sequenze: movimento precario nella linea del tempo e nella linea dei numeri; difficoltà nel calcolo orale; imprecisione nell’incolonnamento; ecc.

La cosa che bisogna sottolineare è che non c’è un problema di intelligenza; anzi, in genere si tratta di persone piuttosto dotate, e con un notevole intuito.

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3. Come affrontare la disprassia

Ora che ti dovrebbe essere sufficientemente chiaro il ruolo che svolgono i coordinamenti nel successo formativo di tuo figlio, ti voglio spiegare come sia possibile sostenere in modo efficace il suo percorso di crescita prevenendo le difficoltà legate ad una ridotta coordinazione.

Esiste un metodo per il trattamento di difficoltà legate a disprassia e dislessia che si chiama Metodo Crispiani; è abbastanza diffuso sia in Italia che all’estero e si basa su un principio molto preciso: favorire la fluidità esecutiva nel bambino.

Cosa significa fluidità esecutiva? Te lo spiego in parole molto semplici. Il modo migliore per acquisire padronanza in una funzione è eseguirla in modo automatico, ma per creare un automatismo è necessario esercitare un movimento in modo fluido, senza inciampi.

Quando si parla di «movimento» non si intende solo quello apparente, corporeo; tutto ciò che facciamo implica movimento, quindi anche il linguaggio e, perfino, il pensiero. Il pensiero è movimento, come dimostrano gli studi sui neuroni specchio.

Esercitare i coordinamenti nel movimento è molto più semplice di quanto immagini; e lo puoi fare anche tu a casa con tuo figlio, sin da quando è molto piccolo. Giochi in movimento, giochi con la palla, giochi di manipolazione, giochi di parole, scioglilingua, dettato motorio, percorsi motori, giochi di gruppo favoriscono la fluidità esecutiva.

In altre parole, più è possibile permettere al bambino di fare esperienze motorie via via più complesse, maggiore è la sua capacità di coordinarsi nello spazio e nel tempo quando si viene a trovare in ambienti nuovi (la scuola, lo sport, il lavoro) o di fronte a nuovi apprendimenti (lettura, scrittura, metodo di studio, gestione di più impegni, gestione di situazioni complesse, ecc.).

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